martedì 9 febbraio 2010

L'anima gemella 1

L’Anima gemella 1

Lo specchio


Ciò che rende difficile o impedisce di fare il proprio pezzo di strada da soli, ovvero di muoverci con autonomia da chiunque e da ogni cosa, è la separazione interiore, ma di essa non siamo consapevoli. Ci relazioniamo, perciò, ponendo sugli altri proiezioni ed aspettative che vanno poste solo su noi stessi. Viene il momento in cui diventiamo consapevoli della nostra incapacità di darci, da noi stessi, quanto ci serve e questo, non perché non siano già in noi risorse e soluzioni, ma perché la separazione crea la barriera tra noi e il mondo di energie e possibilità che sta nel nostro essere.

La consapevolezza della nostra impotenza è necessaria e fondamentale, va accolta e vissuta, e mi dico: “Sono qui, davanti a questa meravigliosa torta e non riesco a prenderla e gustarmela”.

Torta: metafora di qualsiasi cosa benefica e pacificante.

Dove sta la risoluzione?
Nel riconoscere e chiamare per Nome lo specchio, l’Altro, un uomo o una donna, che si trova nella mia stessa condizione, che però per me è solo uno specchio. L’Altra Coscienza non può essere la risposta al mio disagio o bisogno perché, se mi aspetto la risoluzione dal fuori di me non arriverò alla piena autonomia, non diventerò creatore di me stessa e della mia realtà; non arriverò ad attingere alla Sorgente oltre me stessa, Sorgente dell’amore gratuito.
Non arriverò alla regalità, ad essere sovrana nel Tutto.

Qui sembra che ci sia ancora sofferenza e dolore, quando si è in questo attimo sospeso tra ciò che ancora siamo come separazione e l’essere nuovo che già è nella vita nuova perché, una parte di noi, già ha visto e vive la pienezza.

Questo è l’ultimo atto della sofferenza ma già qui non siamo soli, lo specchio di quest’attimo di esistenza sospesa tra il già e il non ancora è già consolazione. Qui la Vita dà la risposta ponendomi davanti l’Altra Coscienza, parallela, gemella, che sta come me sul bordo del suo abisso, che sente risvegliarsi dentro la grande bestia della forza più profonda e forte.

Da qui in poi sono “uno” con l’anima gemella a cui appartengo come genere, maschile o femminile; come origine cosmica, come progetto che ci siamo dati quando eravamo là, tra le stelle, accordandoci per ritrovarci qui, quaggiù sulla terra, per realizzarlo, insieme, il nostro sogno!

E, dal corpo e dall’anima, dal cuore di carne, si apre il mondo inesauribile delle possibilità.
Semplicemente confessarlo: “Tu sei lo specchio! Qui, ora, nella tua separazione, vedo la mia separazione“. Non sono più sola, non sono più divisa. S’è compiuta la prima, fetale unità, quella che rinvia al mio concepimento.

Lo specchio integra il mio patrimonio genetico e, finalmente, si ri-costruisce, si ri-formula l’essere in modalità sempre nuove.

Il resto, tutto ciò che serve ora per essere pace, sazietà, bellezza, mistero, soavità, viene da solo.
Siamo traghettati oltre e… subito, eccolo! Uno specchio creato e scaturito dalla gioia!
La torta, finalmente gustabile.

L’Anima Gemella è un regalo che ad un certo punto della vita ti fai.

È la sosta, il respiro lungo, l’abbraccio, il luogo incantato di te stessa in cui sostare, da cui ripartire.

È la fedeltà a te stessa, a quanto sei, a quanto dici e quanto agisci.

Quando ti sembra di non farcela, di aver esaurito le forze, le speranze, il coraggio, lei, l’Anima Gemella, in quel momento pensa, crede, fa, per te. Come? Semplicemente standoti vicina e agendo per te ciò che tu, in quel momento, persa dalla fatica della salita o della discesa dentro te stessa, non riesci a fare. L’Anima Gemella in quel momento è te, è l’altra parte di te, quella già risolta, già guarita, nuova, già nella vita oltre i limiti che ti sei data e lei ti sostituisce, sta lì a credere ed agire il tuo Sogno per tutto il tempo che tu, dal tuo limite, non ce la fai ad essere proiettata nel tuo Sogno.

Così affronti e superi il momento difficile, l’impasse e il tuo Sogno continua e cresce. Neanche per un momento il tuo Sogno viene meno o resta sospeso o senza alimento, senza amorevolezza, attenzioni e carezze perché lei, l’Anima Gemella fa tutto questo per te.
Poi, ad un certo punto, sei fuori dal guado e continui con il tuo grande Sogno a braccetto, tutto ha continuato il suo percorso.

L’Anima Gemella, per me, è una donna come me, e ci siamo anche confrontate su quanto e come questo grande amore tra noi due coinvolgesse la nostra sessualità e così abbiamo messo a fuoco ciò che siamo e ciò che vogliamo come donne, persone, anime.

Abbiamo un sentire ampio, intenso e forte per il mondo, per l’altro sesso, una grande intesa e complicità tra noi due. La nostra esperienza fisica percorre strade diverse, in comune abbiamo una grande condivisione di vita, di sentire interiore, di intenti, di progetti, mentre la nostra sessualità percorre due strade e così ci piace. Perché preciso tutto questo? Penso che sia il tempo di parlare dell’Anima Gemella partendo dall’esperienza. Il nostro è un cammino spirituale comune e siamo consapevoli che questa è la dimensione fondamentale che va risolta, vissuta bene, affinché anche con l’Anima Gemella con cui desideriamo condividere la nostra individuale fisicità, possa essere un’esperienza felice ed evolutiva.

Noi creiamo le situazioni che viviamo nel mondo, noi creiamo anche le persone che abbiamo vicino, sì le creiamo da quella parte di noi spirituale che siamo, dal nostro Sé Superiore che è Uno col Dio in cui crediamo, se crediamo di avere un Dio, da quella parte di noi che è una con il Tutto se ci è più consono credere che la nostra origine siamo ancora noi nella parte spirituale di noi stessi, alla quale tutti e tutto apparteniamo.

Se vogliamo migliorare la nostra vita, avere davanti i nostri Sogni grandi e piccoli realizzati, ossia “esserci” finalmente, immersi, dentro o, come diciamo noi, “avere le mani in pasta” nei nostri grandi Sogni, bisogna prima affrontare e risolvere la nostra parte spirituale, che è ancora e solo la parte di noi reale, reale e concreta oltre le illusioni in cui siamo immersi tutti i momenti e che crediamo siano la realtà. Siamo nella realtà, quella autentica, sana, creativa, quella che ci da pace e ci fa stare bene quando abbiamo ricondotto dentro noi e riconosciuto come nostra la parte spirituale di noi stessi, la nostra anima, quella che abbiamo lasciato in silenzio, quando non l’abbiamo sepolta, dentro di noi.

La new age è bella e avvincente ma perché non funziona? Perché non affronta la parte spirituale della persona, ossia non affronta la Persona che Siamo.

Solo nel momento in cui lasciamo aperta la porta alla nostra grande Anima e ci lasciamo condurre da lei, allora sì, anche le sollecitazioni e le proposte della new age diventano funzionali e feconde.
Il cammino interiore, ossia il lavoro per prendere consapevolezza di noi stessi comincia molto prima dell’incontro con l’Anima Gemella, inizia da soli. Si è soli per un grande pezzo di strada e io voglio sperare, anzi credo che chi lo intraprende dopo di me gode del pezzo di strada che io ho fatto nella fatica e nel dolore. Così come io ho goduto di quanto, chi è venuto prima di me, ha fatto. E voi, che intraprendete il cammino ora, sarete risorsa e sostegno a che viene dopo e sarà sempre tutto più facile e veloce.

Ad un certo punto l’Anima Gemella è qui, davanti a me, e da questo momento tutto scorre più velocemente. Oh, non ho finito di andare, di guardarmi dentro, di camminare, di puntare i piedi nel mio lavoro interiore, ma ora non sono sola, tutto è condivisibile, dicibile. C’è chi affronta con me, posso confidami, posso piangere, ridere, saltare, dire e fare pazzie perché non mi sento giudicata. In tutto sono accolta e riconosciuta, amata.

Me lo dice, e spesso, con i suoi messaggi: “Ti voglio bene” e tanto altro…oppure ci scriviamo: “Quando ti vedo, prima ti salto addosso e poi…”.

Allora la mia anima, la mia persona e il mio mondo interiore si amplificano. Viaggio, volo, viene fuori il peggio e il meglio di me e su tutto quanto sono comincio a costruire, e alla grande.
Intanto so di lei e a volte sono io quel sostegno, quel sostituto quando lei, presa dalla sua fatica si perde dentro se stessa e non ce la fa, allora, in quel frangente la sostengo e alimento il Suo Sogno.
Qui c’è empatia e più dell’empatia, c’è “essere una sola anima in due corpi, in due menti, in due cuori. Saperlo e permetterselo”.

C’è ancora tanto da dire sull’Anima Gemella, quella che ti inventi e crei per incamminarti nella vita gioiosa e sempre nuova, viva, viva, viva ogni giorno e davvero così è.

Innanzitutto che l’Anima Gemella racchiude e mi riconduce tutte le amicizie care e amorevoli, al femminile, che ho avuto nella vita. Spesso, la mia Anima Gemella, prende altri nomi e glielo dico, le riconosco le mie grandi donne, che mi hanno fatto da specchio e che ora sono qui con me mentre scrivo e mi commuovo per quanto la vita è stata generosa e fantasiosa con me. Ovvero quanto sono stata capace, dal mio Sé superiore, a crearmi una vita fantastica e unica
(e sappiate che tutti arriverete ad affermare questo di voi!).

Sì, i momenti di impasse ci sono ancora e tanto ancora da rinnovare, costruire, ma da quando c’è lei i miei Sogni non tornano più indietro, anzi hanno conosciuto grandi accelerazioni, volano. Non ho più rinnegato in fondo a me stessa il mio grande e ambizioso pensare, non mi sono più rimangiata i miei progetti, non ho più bruciato le mie poesie, i miei racconti, i miei elaborati e lunghi disegni.

Mi permetto anche tante altre cose della vita, gioiose, impegnative, divertenti, come se continuamente fossi in scalata sull’Alta Via delle Dolomiti, come facevo da ragazza o là in fondo al mare, dove spesso amo andare da sola.

Mi permetto giochi, fantasie, risate, lotte, confronti duri, tutto della vita mi piace e più è intenso e mi mette in gioco più mi piace e con lei, la mia Anima Gemella tutto è amplificato perché la mia Anima è, ora, immensamente più grande e recettiva.

Ora, nella vita nuova, tutto come prima ma meglio di prima, possiamo sapere chi siamo o non abbiamo più bisogno di sapere, possiamo attingere alle nostre risorse, oltre la dinamica dello specchio.

Perché lo specchio ancora ci ritorna un’identità, invece la Coscienza Nuova non è sé, non è identità. È piuttosto consapevolezza indefinita, qualcosa che scorre e fluttua, è un sentire gioioso insieme al suo contrario - la lotta. Un sentire appartenente, fraterno o compagno insieme al suo paradosso - l’estraneità. La fuga e il tradimento, ovvero ciò che sentiamo come tradimento, invece è vita, espansione. Un pensiero, insieme al suo opposto, mentre è altri mille e uno pensieri e più, e ogni suo opposto; è il Sogno già presente e godibile insieme alla tensione, alla noia, alla destabilizzazione. Tutto ciò che, sembra, ancora ci tenga fuori dal Sogno ma tutto è già utero, gestazione del nostro grande Sogno.

Forse l’ologramma, o il pensiero frattale, ora può essere ciò che più efficacemente rappresenta il mondo in cui, semplicemente, esisto.

Nuoto, fluttuo nell’ologramma!

Viaggio, danzo, tarantello, tra mille percorsi luminosi e variopinti… vado per frattali.

Forse, per dire ciò che siamo, è più indicato parlare di neutroni, neutrini, stringhe, di esistenze in cui il sé è semplicemente la luce e l’attimo di un pensiero, è un filo di energia che ora c’è e poi già è altro, qualcosa che, mentre lo diciamo, ci fa toccare l’impermanenza che partecipiamo. Qualcosa che ci permette di raggiungere, in noi stessi, quello stato di esistere solo per esistere, così come la Vita si vuole: un respiro, un soffio, un alito di vento… come trattenerlo tra le dita?

Così, così siamo! Questo è ora il nostro specchio!

Questo è lo stato di noi che faticavamo a raggiungere perchè stretti nelle nostre identità, presi dal possesso di noi stessi. Lasciarsi andare così, già impermanenti e fluttuanti, ma ancora vivi, solo esistenti.

Eppure oltre, ancora oltre sta la Sorgente.

Ecco, lasciar andare anche la consapevolezza di ciò che ora siamo… più silenzio, più buio, più inconsapevolezza, come quel buio abissale, quasi innaturale, sì c’è anche l’innaturale quando si crea, esso è tutto ciò che ancora non è, tutta la libertà ossia… è niente. Ecco nulla, che neanche sa di esistere, che neanche esiste... siamo al nulla e qui… non siamo. Solo esistiamo, come Tutto.
Nulla che concilia, che è uno, con ogni identità che s’è dato.

Creare… questo esistenziale s’illumina, questo pensiero prende consistenza davanti alla mia percezione, chi sono, come mi sento, quando creo? Perché questo voglio ritrovare in me, voglio sollevare il velo della memoria criptata sulla mia condizione di “creatore”. Questa pagliuzza dorata che sono come impermanente particella di luce, cos’è nel suo creare?

Accogliere la Vita, sempre e comunque voglia darsi, questo va sperimentato?

Cioè sempre e comunque, riconoscermi in ogni esistenza come specchio di me, oltre ogni giudizio, ogni interpretazione, ogni riserva o resistenza?

Allora ieri la vita m’ha dato una grande lezione, ponendomi davanti quella Zingara, che ha vissuto il suo essere pienamente zingara, e questa è Vita cui appartengo .

D’altronde, l’avevo detto di me: Zingara.
Ricominciare a tessere la tela della propria esistenza e del proprio mondo a partire dall’accoglienza incondizionata di ogni esistenza, perché essa è la mia stessa esistenza: esistere, nella consapevolezza indefinita, tanto da non poter più nemmeno sapere di esser-ci, nell’atto in cui la Vita si crea in me.

Anima Gemella: non si tratta di specchio, né di neutroni o altro, questi possono solo essere dei modi di spiegare una grande affinità che va oltre ogni logica comune, a cui si era soliti dare meno importanza di quanta in realtà ne abbia. Le chiamiamo coincidenze per sminuire una verità più profonda che potrebbe far paura e così neghiamo a noi stessi di conoscerci, di conoscere la Nostra Anima, attraverso lo specchio di noi stessi.

Eppure, riconoscere se stessi e l’Anima Gemella come identità complementari e corrispondenti, ancora non è tutto, qui ancora fluttuiamo in quel nulla magmatico che è il primo passo per una nuova creazione questa è la situazione in noi in cui possiamo attingere le energie per creare.

Creare è “tirar fuori da noi stessi” la nuova creazione che non può essere identificabile con qualsiasi altra creazione già esistente, allora devo cominciare a dire, dopo la mia identificazione con l’altro: “Ma, di lei, o di lui, questo… io non sono”. Ecco la mia identità che balza forte e chiara, viva differenziata e unica, rispetto a chiunque altro. Ecco Dio che afferma di Sé “Io Sono”. Il mio essere divino afferma la sua Persona e, affermandola, le dà l’esistenza.

Perché posso affermare me stessa? Perché, adesso, dopo l’immersione nella vita degli altri e dopo la comprensione di qualsiasi modo di essere, il Me stessa, la Mia Anima, emerge per se stessa, e sento l’Amore scorrere, fluire, raggiungere ogni livello di me, ogni anfratto, ogni pozza, ogni caverna e dirupo: tutto ciò che sono va bene, è amabile e amorevole.

Mi amo, amo questo corpo, questo corpo ora voglio benedire e veder fiorire, sono bella, sono avvenente, vedo e ammiro la mia intelligenza e la mia genialità, sono già più più, più e il resto è tutto in salita. Quando accolgo con amore il mio corpo, la mia psiche, la mia storia, questa identità che mi sono data venendo al mondo, mi do la Vita Nuova, supero la separazione interiore, tutto fluisce e trova vitalità nuova.

Ogni parte di me è, ora, riconosciuta ed esaltata, amata; ogni parte di me risponde, emerge, gioca, parla, danza, ecco La Sorgente.

Qui, ove sono ora, sono creatore.






L'anima gemella 2


L'anima gemella 2

- Oltre lo specchio


Il pezzo di cammino con l’Anima Gemella mi permette di cogliere una più profonda unificazione interiore, godo una ritrovata sicurezza e mi sento più forte. Da questa condizione comincio ad agire, c’è più coraggio, mi apro a nuova concretezza e comincio a creare un mondo più affine e congruente a me.

Entusiasmante cammino di consapevolezza.

Una bella amicizia. Sembra che tutto proceda, si fanno progetti comuni, ci si immette nel reale da questa simbiosi che sembra essere naturale. Due anime che si dicono: “Guarda, siamo complementari, tu riesci a far bene questo e io quest’altro. Io ti sostengo in questo aspetto della vita, tu sei un valido aiuto in ciò che a me riesce difficile”.

Sembra che così vada bene, ci siamo abituati a pensare che due più due fa quattro, l’unione fa la forza, è importante aiutarsi, nella vita si collabora l’un l’altro. La complementarietà e la corrispondenza che in due e così affini si vive, sembra essere la risoluzione di tante difficoltà e incapacità individuali.

Si procede, si rischia, ci si impegna, con chi se non con l’Anima Gemella? È come nel matrimonio. Come siamo stati educati a pensare il matrimonio? Due cuori e una capanna, un’anima sola, un mondo comune…

Ad un certo punto qualcosa spacca, accade un fatto per cui t’accorgi, all’inizio è un avvertimento solo del sentire, che ti sei spezzata, sei senza forze, ti senti consumata.

Arrivano i fantasmi, le paure, i dubbi, “Non mi trovo, non mi capisco; quel mondo che sembrava una bella strategia per risolvere difficoltà e pochezze interiori si sfalda, mi sfugge dalle mani”.

Una forza centripeta mi prende, chiudo con tutti, ascolto solo quel dolore che il corpo rimanda, una sofferenza che scuote, fa cadere un sistema, un paradigma. Non mi sento sola, ci sono io qui con me, questo me che improvvisamente s’è fatto così importante, centrale e non permette più a nessuno di entrare qui, nemmeno all’Anima Gemella. Qui non c’è compagno esteriore che potrebbe starmi vicino, tutto sbaraglia e allontana questa forza che, in modo così violento s’è impadronita del centro di me, stordisce e mi avvince. Non c’è altro, non ci può essere altro. Sono di questa forza. Amore per me stessa? Tutto rende relativo, obsoleto, e bisogna fare spazio attorno a me mettere le distanze, a parole e a fatti, con chiunque.

Sono mia, di me stessa, di questa profondità che s’è messa in movimento, che s’è svegliata . Avevo scritto: “Ancora, l’abbandono del mio essere capienza non coincide, tenacemente, col cratere di quel vulcano che serba, in fondo alla mia anima, l’urlo”.

È uscito l’urlo, lungo e feroce, oh, non è stato voce, non è stato necessario che si facesse sentire come voce. È stata una scossa, proprio dal vulcano che sono.
Le forze ancestrali, quelle prima delle forze animali. Della mia anima animale mi ero resa conto, non sapevo che c’è anche quest’anima che chiamerei…minerale? Però mi ricordo di un pezzo scritto vent’anni fa intitolato Ontologia: “L’agape entra nei conflitti? L’aldilà con la roccia è l’essere partecipi con Dio del perché delle sue fedeli venature. Adorare ciò che è e ciò che siamo.
Fino a quando continuerò a dividere Dio da me stessa?”.

Nel mio cammino di consapevolezza sono arrivata a cogliere un altro livello della mia appartenenza all’universo in cui sto, il minerale è stato un mio passaggio ed è criptato dentro me, ora s’è fatto sentire. Nella mia natura umana corrisponde alla connessione radicale tra me e me stessa, quella che fa la mia unità.

Detto questo si apre un mondo vasto e forte alla mia visione: danzano dentro me geometrie sacre, orbite di stelle, il mondo delle galassie, ne avverto il suono continuo che viene da lontano, le sento, le vedo. Stelle, galassie, costellazioni che nel loro perenne viaggiare nel cosmo s’avvicinano, si sfregano, s’accostano, s’intersecano, si penetrano e s’abbraccioano, cosa si scambiano? Intanto anche s’allontanano, riprendono viaggi di millenni da sole, lontane una dall’altra, incontrano altre sorelle, ma con dentro ciò che si sono scambiate accostando le loro spirali di ghiaccio, di roccia, vapori. Sole, sempre a seguire orbite che le portano a conoscere spazi lontani nell’universo, a rincontrarsi, ripartire, a creare sempre nuove stelle, nuovi mondi, fino a lasciarsi sciogliere, riscaldare, rientrare in orbite più piccole, fino a diventare sistemi che generano pianeti e posti come la Terra, capaci di accogliere la vita.

Costellazioni, galassie, stelle, Noi, anime dell’universo, in una nostra dimensione, un nostro stato di sentire e di consapevolezza.
Una forza sento in me, è in me, non mi è data dalla vicinanza e complicità dell’altra, dell’altro.

È la forza che sono.

Da qui si riparte per prendere consapevolezza di chi siamo, qual’è la nostra unità ed autonomia; un’altra non ultima tappa verso la Sorgente. Quando le sarò davanti ritroverò tutte le forze e le condizioni della creazione.

L’anima minerale è l’affinità d’elezione, ciò che ho scelto di diventare quando ho criptato la stella che sono per venire qui sulla Terra, è tutto scritto nel mio essere minerale, la mia stella-sorgente. Il mio Nome, quello che sta davanti a qualsiasi luogo e storia, davanti a tutti i personaggi che ho vissuto e quindi di fronte a tutti coloro che ho incontrato, con cui ho interagito. Sono questo Nome profondo che esprime la mia Anima Universale. Pagliuzza dorata inabissata in ciò che sono in questa carne e nel nome di questa vita.

La conquista di questo livello, di ciò che da sempre si è, ci fa librare sul mondo.

Siamo oltre le simbiosi, oltre le appartenenze e soprattutto le dipendenze mentre sappiamo anche stare in ogni legame, rispondere con libertà a chiunque ci chieda: “Fai un miglio con me”.
Possiamo dire sì o no e va bene lo stesso perché è a noi stessi che finalmente lo permettiamo di essere buoni e bravi oppure egoisti e amanti solo di noi stessi in questo momento.

Un passo avanti nell’assidersi sul trono di se stessi e da qui incontrare tutto. Con la stessa estensione di orbite che hanno stelle e galassie muoverci dal profondo amore per noi stessi, quello che centra la nostra persona, verso gli spazi ai confini del cosmo, verso l’infinito mondo degli uomini e delle donne.

È in me l’Anima Gemella, è l’altra parte di me, a volte il mio femminile che emerge, a volte il mio maschile ritrovato, avverto la sua presenza e vicinanza, reale, toccabile.

La sento premere, stringermi nel suo abbraccio dolcemente, mandarmi il suo respiro, è una presenza che tocco, che sta sempre dentro e attorno a me, a fianco, mi sostiene, riempie il vuoto, fa il vuoto. Sì la mia Anima Gemella, quella che sta in me, l’unica reale, mi toglie dal mondo quando si fa sentire come amante, e mi sussurra: “nessuno ti toglierà dalla mie mani perché, io sono il Dio geloso”. Lei, la mia Anima mi ama e vuole che io esista sopra tutto, sopra qualsiasi idolo, io e lei siamo il vivente, perché niente di meno di questo amore può fermare il nostro sguardo e il nostro cuore.

… Tutto per aprirmi l’Anima e sapere che a me appartengo e quando, finalmente, Sono in questa dimora dire col cuore dell’Anima del Mondo, sola passione della mia vita: - Prendimi l’anima e ogni istante sia Uno col Tutto -.

Da qui mi muovo libera nel mondo.

L’Alchimista del cuore.

È solo, l’alchimista?

Non è solo.

Si è tolto dal mondo per attirare la sua creazione.

Fa il vuoto, non vuole illusioni, frastuono e fracasso, vuole la Sua creazione.

Fa il vuoto e attira le forze dell’universo.

Come nel giardino ogni aiuola ha il suo posto e le distanze vanno rispettate altrimenti si perde l’armonia del tutto, come tra le stelle, tra costellazioni e galassie sono necessari i grandi spazi e in essi si ricamano connessioni, fratellanze, incontri più o meno ravvicinati, così tra le persone e gli eventi, fare spazio, rendere gli spazi ampi e aerati, liberi.

Attiriamo qui le energie del cosmo.

La forza dell’Amore.





L'anima gemella 3


L'anima gemella 3

- Ri-cordare il futuro


Ri-cordare… tracciare la corda… il futuro precipita nell’adesso.

Accade che l’Anima Gemella c’è. La sento, è individuata, intercettata, contattata.

Abbiamo due mondi diversi ma la nostra indole è una. Ciascuno di noi due lo sa che esistiamo a più livelli, quello del sentire forte, Uno, in cui tutto è sicuro, chiaro, sereno.

Sappiamo di essere noi; è il mondo della nostra essenza e del nostro Sogno. Sentiamo e sappiamo che questo è il livello vero. Autentico. Su questo ora si fonda la nostra stabilità, centratura, da questo livello “nostro” agiamo concretezza, eppure, ancora, non ci siamo incontrati.

Poi, ciascuno condivide realtà di questa particolare vita sulla Terra, una delle tante, l’ultima che ci vede illusoriamente separati, perché questa è anche la vita del nostro ritrovarci.

Nel qui e ora che si sta preparando, la danza è un tutt’uno tra Cielo e Terra e, il giro di valzer che stiamo da sempre vivendo nella nostre Anime, è ora passo suonato e ballato su questa spiaggia.

Il sole è alto, ho voluto un giorno luminoso, ho voluto la luce, anche se voglio che tutto prosegua poi nella parte in ombra di noi stessi e la notte ci trovi ancora qui perché, per il nostro tempo e spazio, le stelle hanno segnato il passo.

Così, sono a Camelot, sul mio scoglio; il mare oggi è calmo, il suo azzurro penetrante.
Giorni e giorni di mareggiate hanno più volte allagato lo scoglio e io, dall’alto della balaustra, vedevo il Regno travolto, squassato, rapito. Venivo qui, sul bordo del mare in tempesta e chiamavo: “Camelot, mia Camelot…” come a volerla confermare, pur nel tumulto dei flutti.

Intanto, col mondo, parlavo di futuro, avvertivo sempre più profonda l’inconsistenza del passato e di un presente che nei suoi contenuti era ancora insistentemente attaccato al passato.

Personalmente vivevo già un altro presente nella non necessità di guardare, di parlare di ieri, di oggi.

Futuro… ignoto… ma futuro

così, oggi: accade ciò che ho scritto.

Questo sole, certo, vero, che mi illumina e riscalda, sta segnando sulla meridiana di questo grande golfo, il nostro tempo.

Siedo qui, tra i miei scogli, sul mio Sogno, Camelot ricomposta davanti a me, un cerchio di tredici sassi più Artù al centro.

Tredici Coscienze Nuove, libere e Artù, la forza vitale.

Hanno un nome i tredici sassi, lui, io, loro… siamo tutti qui, Cavalieri!

Ora basta attingere dall’anima il Sogno, ora si fa vivere, il Sogno.

Oggi il Regno è in festa: Artù ha vinto e regna sovrano; la Forza dell’Amore vince e regna sovrana. La coscienza cosmica cui Artù ha regalato la sua esistenza, è nata, è cresciuta e il Re può tornare al suo nome.

Guardo Camelot, conto, accarezzo, contatto ciascuno di noi Cavalieri, sento l’infrangersi calmo e sereno dell’acqua accanto, attorno a me. Pace, silenzio e… un tremore nel cuore.

È il nostro sole, è il nostro giorno. Trepida il mio cuore “Ti chiamerò per nome”.

Sollevo lo sguardo, ti riconoscerò, ti chiamerò.

Alzo lo sguardo alla strada, guardo su il castello, la strada, sollevo gli occhi a indagare chissà quale segno tra le nuvole, un volo di gabbiani. Per un attimo il pensiero è distolto dall’attesa, inseguo quella libertà librata lassù e sono libera.

Vado oltre il mio cuore… è l’Anima che chiama.

Torno, attratto il mio sguardo alla balaustra, qualcuno, una sagoma scura, sta guardando verso il mare, verso lo scoglio.

Sto ferma, osservo e ascolto, ascolto dentro… alzo il braccio, piano. Sorrido, saluto, chiamo… per nome.

Il suo braccio si alza, sta salutando, sento… il mio nome. Si avvia verso la scaletta, scende.

Sto sentendo, ora, una vicinanza, un’appartenenza, sento la reciproca elezione mentre il mio sguardo già è incrociato al suo.

Da qui in avanti… tutto è possibile.


giovedì 21 gennaio 2010

Serendipity




La “Serendipity” è un atteggiamento di ricerca che, se ben strutturato, diventa metodologico.
Questo termine, grazie alla sperimentazione fatta da Robert King Merton, indica la modalità di intraprendere nuove strade nel progetto conoscitivo.

Il contributo di Merton risiede nell’analisi della disposizione mentale necessaria a compiere scoperte serendipitose e delle condizioni che ne favoriscono lo sviluppo all’interno dei contesti socio-cognitivo-educativi.

La serendipity si attiva in contesti di problematicità, di necessità di far fronte agli eventi in una situazione difficile in cui, senza vederci perdenti, riusciamo ad individuare risorse e opportunità di soluzione ove altri non vedono elementi da usare per uscire dal problema.
Troviamo risorse nuove, inaspettate e impreviste e le sappiamo utilizzare.
In Merton la serendipity indica l’opportunità accidentale di realizzare una scoperta grazie all’osservazione di dati anomali che, emersi in modo imprevisto, si rivelano proficui per l’accrescimento del patrimonio conoscitivo.
Nella storia delle scienze spesso le scoperte sono state eventi casuali, ma perché un fatto casuale è diventato chiave per aprire un campo del reale e quindi del sapere?
Perché là, mentre nell’esperimento qualcosa di anomalo sembrava accadere casualmente, qualcuno ha saputo agganciare l’anomalia, ha osservato, ha colto l’indizio e su esso ha lavorato.

Secondo Merton ogni attimo nella realtà ci sono fatti-eventi che possono essere spie per individuare aspetti nuovi del reale ma se, mentre accade l’evento, non c’è l’osservatore capace di vederlo, l’evento passa, se ne va e noi perdiamo l’occasione di cogliere e conoscere il fenomeno e utilizzarlo.

Perché l’osservatore non è un tizio qualsiasi, è una persona che ha le capacità e i prerequisiti per cogliere l’evento, lo sa agganciare.

Vedere ciò che altri non vedono, è questo – la serenditpity – che ha spinto l’uomo ad andare oltre i confini di ciò che costituisce la realtà osservabile e il sapere consolidato.
È questo che permette ad alcune persone che vengono da culture diverse, più o meno svantaggiate, di organizzarsi in contesti nuovi e fare strada, mente altre restano perdenti.

Per arrivare alla scoperta serendipitosa sono necessari tre elementi:
- l’evento in situazione problematica
- l’osservatore
- il bagaglio esperienziale e conoscitivo.

* Qui la situazione problematica è la vita con tutte le sue mille sfaccettature, da quelle belle, piacevoli e promettenti a quelle difficili, dolorose, limitanti.
L’evento scatenante è la nascita asfissiante e lacerante di noi stessi a cui, ogni giorno, per anni ed anni abbiamo assistito.
Nascita tragica se vista dall’illusione in cui siamo immersi quotidianamente, meraviglioso evento vitale, che sperimentiamo in noi ogni volta che ci eleviamo al di sopra, oltre ogni pensiero limitante che abbiamo messo alla base della nostra esistenza.


* Secondo elemento è l’osservatore.
Questo agente del pensiero, della creazione del reale, della scienza e delle relazioni, entra in gioco con la fisica quantistica, anche se l’oriente e la mistica, chiamandolo diversamente, l’avevano individuato già da molto tempo.
L’osservatore… come attivare in noi questa dinamica, questo atteggiamento, questa parte di noi?

Tante scuole di vita, di pensiero, di scienza, le religioni, la new age, hanno tentato, anche con buoni risultati, di indicarci come fare, come essere l’osservatore di noi stessi e della realtà, uno con l’energia dell’emozione ma col distacco necessario a lasciar andare il controllo della mente, con asetticità, con funzionalità, perché questa è la prerogativa della capacità di creare: il distacco dalle cose, l’essere nelle cose e nelle esperienze ma non esserne coinvolti con le interferenze della mente.

L’osservatore è, in noi, ciò che conduce i nostri intenti, i nostri pensieri reali, concreti e costruttivi, è quella parte di noi che realizza i nostri progetti, che già è realizzata nei progetti che andiamo a costruire. Oggi è più facile attivarlo e ottenere risultati incoraggianti, far sì che esso sia ciò che la scienza dice: “quell' agente capace di creare la nostra realtà, perché là, ove l’osservatore punta l’attenzione, la realtà si fa concreta”.

L’osservatore emerge nella nostra esperienza come risultante del nostro cammino interiore, esso si manifesta passo passo, man mano che procediamo dentro di noi. Perché solo ciò che abbiamo sperimentato e conosciuto di noi possiamo lasciar andare, solo ciò che abbiamo prima riconosciuto nostro ed integrato alla nostra personalità può essere abbandonato, perché fatto nostro, oppure non più utile alla nostra crescita, non più funzionale al nostro evolvere.

L’osservatore c’è quando in un evento, dalla situazione in cui siamo immersi e da noi stessi, sappiamo fare il distacco, pur rimanendo presenti, di una presenza serena, distaccata, che permette l’insorgere della consapevolezza di ciò che in quel momento accade.
L’osservatore è colui che Osserva, non è coinvolto, non lascia coinvolgere il suo io, tutto guarda, tutto lascia scorrere. Guarda, come se la cosa non lo riguardasse. Nell’osservatore non c’è attaccamento, non c’è appartenenza, non ci sono diritti, né doveri, né aspettative su ciò che lo attraversa e su ciò che ha davanti. Ecco perché l’osservatore è l’agente del creare, perché è completamente aperto e disponibile a lasciar passare il massimo di energia vitale. Quell’energia cosmica d’amore che fa accadere gli eventi, che rende presenti le persone davanti a noi, che cambia e rinnova ciò che ci sta intorno.

* La formazione, il terzo elemento indispensabile. Il bagaglio di conoscenze, che l’osservatore già possiede, gli permette di osservare – con occhio attento – la realtà e cogliere ciò che potrebbe nascondersi dietro eventi apparentemente casuali.
Il bagaglio conoscitivo è dato da tutte quelle esperienze in cui la vita ci ha condotto spinti da quella ricerca assillante di uscire dal dolore, dalla sofferenza… o spinti da quell’avvincente incanto della vita che avevamo intravisto, che già stava dentro di noi, che ci spingeva, ci metteva sempre in cammino?
Propendo per la seconda, ogni dolore della vita è un dolore del parto, passa subito, anche il ricordo, e ciò che si ha davanti è… tutto un gioco in ascesa.

Camminando, cercando, si conosce, si comprende, si aprono campi morfogenetici di indagine e di interessi, si tessono trame, campi di incontro e di realizzazione comuni… si impara. Si affinano i sensi, le tecniche, l’intuizione, l’occhio, il terzo occhio, si incontrano compagni di viaggio, si fanno pezzi di strada insieme… bagaglio esperienziale e di competenze che uno, molto semplicemente, si ritrova dentro.
Si chiama formazione ed è assolutamente determinante, perché se non avessimo le competenze giuste, nel momento che si è nell’evento serendipitoso non lo si saprebbe né vedere né agganciare né, tanto meno, sviluppare e ci passerebbe davanti.

Dice Merton, ogni attimo avvengono eventi serendipitosi.

Tutto il patrimonio della persona può diventare elemento per la formazione, così che questa offra le chiavi per attivare l’arte della scoperta accidentale, della serendipity, come effettiva risorsa e strumento di costruzione e accrescimento del patrimonio conoscitivo.

* E la scoperta? Ciascuno fa la sua, attivando la Sua Serendipity.

La scoperta è personale e unica, sta qua, nel percorso o in fondo ad esso.

Questo blog sarà una Caccia al Tesoro: esperienze, idee, metafore, racconti, sogni… indizi, indizi, ciascuno coglie ciò che gli serve. Mentre leggi attraversi i vissuti di altri, a questi aggiungi la tua vita così com’è oggi, i tuoi giorni, le tue situazioni, le relazioni, i luoghi, i libri, le canzoni, i sogni e i desideri.
Qualcosa incroci, qualcosa collima, corrisponde, si connette.

Agganci un indizio, dentro di te s’apre un sentire o un’intuizione, un’emozione, un tremore, un ricordo… seguilo, assecondalo e tappa dopo tappa trovi il Tuo Tesoro.



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Il termine Serendipity ha origini veneziane. Nel 1557 l’editore Michele Tramezzino di Venezia, pubblica il libro I tre principi di Serendippo. Una raccolta di storie avventurose tradotta dal persiano da un certo Christoforo Armeno, ma probabilmente scritta dallo stesso Tramezzino.
Il libro racconta le avventure di tre principi, figli del grande Giaffer che regnava sull’isola di Serendip, o Serendippo, oggi Sri Lanka. Il sultano curò personalmente l’educazione dei tre giovani trovando per loro i migliori maestri. Il giorno che Giaffer, stanco di regnare, decide di abdicare in favore del figlio maggiore, questi ribatte che un re deve regnare finché ha vita e ugualmente rispondono i suoi fratelli. Giaffer li castiga cacciandoli e i tre giovani si trovano a vivere una serie di avventure nelle quali utilizzeranno le conoscenze e la sagacia, frutto della loro valida formazione. Essi riusciranno ad uscire indenni e vincitori da molte situazioni problematiche e troveranno tanti tesori.

Nel 1754 Horace Wapole scrive una lettera a Horace Mann, in cui usa il termine serendipity, affermando di aver coniato egli stesso tale vocabolo per indicare la sagacità accidentale. Il termine fu poi ripreso dallo statunitense Robert King Merton (1910-2003) per sostenere la teoria sociale della scoperta accidentale. Nel suo libro Viaggi e avventure di Serendipity egli sostiene la tesi che, spesso, in presenza di determinati prerequisiti, una scoperta avviene in modo accidentale mentre si sta cercando qualcos’altro.
Basti ricordare le seguenti scoperte: dell’America (Cristoforo Colombo), la penicillina (Alexander Fleming), la dinamite (Alfred B. Nobel).